Due teorie fondamentali che hanno contribuito a definire e comprendere le funzioni della comunicazione sono la Teoria della Comunicazione di Roman Jakobson e la Teoria degli Atti Linguistici di J.L. Austin rielaborata da Searle. Queste teorie hanno avuto un impatto duraturo nel campo della linguistica e della comunicazione, influenzando anche le prospettive contemporanee sulla comunicazione umana, e ritengo che sia sempre molto utile tenere a mente, soprattutto nell’ambito delle professioni del marketing, quali sono le funzioni della comunicazione.
Le Funzioni della Comunicazione di Jakobson
Roman Jakobson, linguista russo-americano, è noto per aver sviluppato il modello di comunicazione che identifica sei funzioni fondamentali all’interno dell’atto comunicativo.
- Funzione Referenziale: si concentra sul contenuto informativo del messaggio, fornendo informazioni sul mondo esterno. Ad esempio, quando diciamo “Il sole è brillante oggi”, ci riferiamo a una condizione reale nel mondo.
- Funzione Emotiva o Espressiva: riflette lo stato emotivo o psicologico dell’emittente. Attraverso l’uso di espressioni emotive, l’emittente trasmette i suoi sentimenti, pensieri e atteggiamenti. Ad esempio, “Sono così felice che tu sia qui!”
- Funzione Conativa o Appellativa: qui l’attenzione è rivolta al destinatario. Il messaggio è formulato in modo da influenzare il destinatario, spingendolo a compiere un’azione specifica. Il classico esempio sono le CTA, le Call To Action: “Condividi questo articolo con i tuoi amici!”
- Funzione Poetica o Estetica: è incentrata sulla forma e sulla struttura del messaggio. L’emittente utilizza elementi linguistici creativi per creare effetti artistici e stimolare l’attenzione, si basa sull’uso creativo del linguaggio e dell’immaginazione ed è spesso utilizzata dai copywriter.
- Funzione Fattuale o Referenziale: si concentra sulla relazione tra il messaggio e la realtà. Si tratta di informazioni oggettive, senza esprimere emozioni o coinvolgimento personale: opera dei giornalisti che diffondono notizie.
- Funzione Metalinguistica: riguarda l’uso del linguaggio per definire o spiegare se stesso. Quando qualcuno definisce una parola o chiarisce il significato di un termine, sta utilizzando la funzione metalinguistica.

Gli Atti Linguistici di Austin
Gli atti linguistici sono un concetto introdotto dal filosofo del linguaggio J.L. Austin, che ha suddiviso il linguaggio in tre livelli distinti: locutorio, illocutorio e perlocutorio. Questi livelli rappresentano i diversi aspetti dell’uso del linguaggio per compiere azioni e comunicare intenzioni specifiche. Esaminiamo ciascun atto linguistico:
- Atto Locutorio (Locutionary Act): è il livello più superficiale dell’atto linguistico. Rappresenta il semplice atto fisico di emettere suoni e combinazioni di parole che hanno significato grammaticale; in altre parole, è ciò che diciamo e come lo diciamo. Questo aspetto riguarda la corretta pronuncia, l’uso della grammatica e la scelta delle parole. Ad esempio, quando diciamo “Il cielo è blu”, l’atto locutorio si riferisce al fatto che stiamo formando una frase grammaticalmente corretta.
- Atto Illocutorio (Illocutionary Act): è il cuore dell’atto linguistico e rappresenta l’intenzione comunicativa dietro ciò che viene detto. In altre parole, è ciò che cerchiamo di fare con le parole che scegliamo. Questo livello coinvolge l’uso del linguaggio per esprimere comandi, richieste, offerte, domande, affermazioni, etc. Ciò che conta non è solo il significato letterale delle parole, ma anche ciò che intendiamo comunicare. Ad esempio, quando diciamo “Puoi passarmi il sale?”, l’atto illocutorio è quello di fare una richiesta.
- Atto Perlocutorio (Perlocutionary Act): si riferisce agli effetti che l’atto illocutorio ha sul destinatario o sull’ascoltatore. Questo livello riguarda l’effetto che si cerca di ottenere mediante le parole. In altre parole, è come il destinatario interpreta e reagisce a ciò che viene detto. Questo può includere cambiamenti nelle emozioni, nei pensieri o nei comportamenti del destinatario. Ad esempio, se diciamo “Hai fatto un ottimo lavoro!”, l’atto perlocutorio è quello di far sentire il destinatario apprezzato e motivato.
È importante notare che questi livelli di atti linguistici spesso si sovrappongono e si influenzano reciprocamente all’interno di un contesto comunicativo. Inoltre, J.L. Austin ha introdotto il concetto di “felicità” degli atti illocutori, che rappresenta la corrispondenza tra l’intenzione dell’emittente e l’effetto ottenuto sul destinatario. Gli atti illocutori possono essere classificati come “felicemente realizzati” se l’effetto ottenuto è coerente con l’intenzione, mentre possono essere “infelicemente realizzati” se c’è un divario tra l’intenzione e l’effetto.
Searle e la teoria degli atti illocutori
John Searle, un altro influente filosofo del linguaggio, ha ulteriormente sviluppato e ampliato la teoria degli atti linguistici di J.L. Austin. Searle ha fornito una classificazione più dettagliata degli atti linguistici: la sua teoria è nota come “teoria degli atti illocutori” o “teoria degli atti linguistici di Searle”.
- Atti Illocutori Diretti: Searle ha suddiviso gli atti illocutori in diverse categorie, tra cui “atti illocutori diretti”. Questi atti sono legati alle intenzioni esplicite dell’emittente e rappresentano un’azione che viene compiuta attraverso il discorso. Ad esempio, fare una promessa, fare un’offerta, esprimere un desiderio, dare un comando, esprimere un giudizio, ecc.
- Atti Illocutori Indiretti: Searle ha anche introdotto la nozione di “atti illocutori indiretti”, che si verificano quando il significato apparente di un enunciato non coincide con l’atto che l’emittente sta effettivamente compiendo. Ad esempio, quando si dice “Che bel tempo!”, potrebbe essere un atto di lamentela sulla pioggia.
- Atti Perlocutori: Searle ha mantenuto il concetto di atti perlocutori, che riguardano gli effetti che il discorso ha sull’ascoltatore o sul destinatario. Tuttavia, ha enfatizzato che gli effetti perlocutori non sono sempre controllabili dall’emittente e possono variare in base al contesto e alle percezioni del destinatario.
- Condizioni di Soddisfacimento: Searle ha sviluppato il concetto di “condizioni di soddisfacimento” per gli atti illocutori, che rappresentano le circostanze in cui un atto illocutorio è considerato valido e appropriato. Queste condizioni sono specifiche per ogni tipo di atto illocutorio e riguardano la situazione comunicativa, la conoscenza condivisa e le intenzioni dell’emittente.
- Atti Ilocuzionali e Perlocuzionali: Searle ha introdotto la distinzione tra “atti ilocuzionali” e “atti perlocuzionali”. Gli atti ilocuzionali sono le affermazioni esplicite che l’emittente fa attraverso il discorso, mentre gli atti perlocuzionali sono gli effetti che l’emittente spera di ottenere sul destinatario.
In sintesi, John Searle ha ampliato e raffinato la teoria degli atti linguistici di Austin, aggiungendo ulteriori dettagli e classificazioni per catturare meglio la complessità della comunicazione umana.
La genesi della teoria degli atti linguistici risale alla pubblicazione da parte di Austin, nel 1962, dell’opera “How to Do Things with Words”. Il titolo è rivelativo. Si tratta, per l’autore, di opporsi alla visione, dominante nella tradizione filosofica, per cui il linguaggio ha essenzialmente lo scopo di descrivere il mondo. Austin mostra che questo è solo un uso possibile del linguaggio, accanto al quale ne possono essere rinvenuti altri, ugualmente rilevanti. In particolare, l’attenzione di Austin si concentra sulla capacità tipicamente umana di modificare il mondo attraverso il linguaggio, ad esempio allorché con il fatto stesso di pronunciare le parole “battezzo questa nave Queen Mary”, battezzo effettivamente questa nave “Queen Mary”, producendo un fatto nuovo nel mondo. Si comprende perciò perché la teoria risultante da questa intuizione si chiami “teoria degli atti linguistici”: in essa risulta centrale appunto “ciò che si fa con le parole”.
Linguaggio e potere nella prospettiva degli atti linguistici, Andrea Porcheddu
Le funzioni della comunicazione oggi
Le funzioni della comunicazione forniscono un quadro concettuale che è rilevante in molteplici contesti, dalle interazioni quotidiane alle strategie di comunicazione nelle organizzazioni e nel mondo digitale. Comprendere le diverse finalità della comunicazione, come informare, persuadere, coinvolgere emotivamente o guidare all’azione, consente di adattare i messaggi alle esigenze specifiche di situazioni personali, professionali e digitali. Questa consapevolezza aiuta a costruire relazioni più solide, creare strategie di marketing più rilevanti, gestire conflitti in modo costruttivo e influenzare il cambiamento sociale, contribuendo a un dialogo più significativo e impattante in tutti gli aspetti della vita contemporanea.