Filter Bubbles

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Polarizzazione dell’informazione nei media digitali

La polarizzazione dell’informazione nei media digitali è diventata un tema diffuso e rilevante nell’era dell’informazione digitale e dei social media. Questo fenomeno si manifesta quando i contenuti digitali presentano notizie, opinioni e informazioni in modo distorto e polarizzato, alimentando divisioni e creando “filter bubbles“, ovvero bolle informative.

“Filter Bubble” è un termine coniato dallo studioso Eli Pariser nel 2011 e si riferisce proprio all’inglobamento della persona in una virtuale gabbia che raccoglie i dati, le preferenze, le scelte di prodotti o di servizi e che, attraverso un algoritmo, individua un preciso profilo.

Le camere dell’eco e le bolle di filtraggio sono metafore potenti che incapsulano il timore diffuso nell’opinione pubblica che l’uso dei social media possa limitare le informazioni che gli utenti incontrano o consumano online. In particolare, la preoccupazione è che gli algoritmi dei social media, combinati con la tendenza a interagire con altre persone che la pensano allo stesso modo, limitino l’esposizione degli utenti a punti di vista diversi e incoraggi l’adozione di posizioni ideologiche più estreme.

UNDERSTANDING ECHO CHAMBERS AND FILTER BUBBLES: THE IMPACT OF SOCIAL MEDIA ON DIVERSIFICATION AND PARTISAN SHIFTS IN NEWS CONSUMPTION – Brent Kitchens, Steven L. Johnson, and Peter Gray

Cause ed effetti delle Filter Bubbles

Le piattaforme digitali utilizzano algoritmi che mostrano contenuti basati sulle preferenze e sugli interessi degli utenti. Ciò può creare una “bolla informativa” in cui gli utenti vengono esposti principalmente a contenuti che confermano le loro opinioni preesistenti. Inoltre, nell’ambiente digitale, l’attenzione è una risorsa preziosa, e i media possono privilegiare contenuti polarizzanti e sensazionali per attirare più visualizzazioni, condivisioni e interazioni, creando l’enorme problema della mancata verifica delle fonti e della conseguente disinformazione. In una filter bubble, gli utenti possono selezionare le fonti di informazione che seguono e ignorare le voci discordanti, creando così un’eco-chamber di prospettive simili.

Sarà capitato a tutti di trovare solo contenuti che confermino delle idee concordi e mai discordi, e questo è uno dei motivi che ci fa spesso dire: ma dove sono quelli che la pensano in questo modo? Esistono o no? Certo, ma esistono al di fuori della tua filter bubble.

Un effetto negativo della polarizzazione dell’informazione è sicuramente un’opinione pubblica vulnerabile all’influenza e alle manipolazioni, in quanto le persone sono meno disposte a considerare prospettive diverse. La polarizzazione ostacola la comunicazione costruttiva e il confronto di idee, poiché le persone si isolano in gruppi omogenei e respingono le opinioni contrarie, e può amplificare le divisioni politiche e sociali, aumentando la tensione e il conflitto tra gruppi con punti di vista contrastanti.

Al fondo del problema della profilazione e della filter bubble risiede il rapporto tra l’uomo e la macchina e la necessità che tale rapporto sia governato dall’uomo, evitando quello che con una formula simbolica ed enfatica è stata chiamata la “dittatura dell’algoritmo” che porta ad invertire il rapporto di forza tra l’uomo e la macchina, affidando a quest’ultima le decisioni che invece spetterebbero al soggetto titolare dei dati.

Mirzia Bianca, 2019

Uno studio interessante di Engin Bozdag & Jeroen van den Hoven, “Breaking the filter bubble: democracy and design“, fornisce esempi di diversi progetti di software che cercano di rompere le bolle di filtraggio; inoltre, gli autori sostengono come i progettisti di strumenti per il miglioramento della diversità devono quindi essere esposti a diverse concezioni della democrazia.

Strategie per evitare semplificazioni e offrire una comunicazione equilibrata

  • Diversificare le Fonti: seguire una varietà di fonti di informazione con punti di vista diversi aiuta a ottenere una visione più ampia e bilanciata dei problemi.
  • Verificare le Fonti: prima di condividere informazioni, assicurarsi che provengano da fonti affidabili e verificate, evitando la diffusione di fake news.
  • Favorire il Dialogo: promuovere un dialogo aperto e rispettoso tra persone con opinioni diverse, incoraggiando il confronto costruttivo di idee.
  • Media Literacy: investire nell’educazione alla media literacy, insegnando alle persone come valutare criticamente le fonti di informazione e i contenuti digitali.
  • Sviluppare Pensiero Critico: incentivare la pratica del pensiero critico, in modo che le persone possano analizzare in modo oggettivo i contenuti e raggiungere conclusioni informate.
  • Essere Critici: mantenere uno spirito critico nei confronti delle notizie e delle opinioni presentate, interrogandosi sulla validità delle informazioni prima di accettarle come vere.

Nonostante le serie preoccupazioni espresse, al momento non ci sono prove empiriche che giustifichino una forte preoccupazione per le bolle di filtraggio. Tuttavia, il dibattito sulle bolle di bolle di filtraggio è importante. La personalizzazione sui siti di notizie è ancora in una fase iniziale e i contenuti personalizzati non costituiscono una fonte d’informazione sostanziale per la maggior parte dei cittadini, come ha dimostrato la nostra analisi della letteratura sull’uso dei media. Tuttavia, se la tecnologia di personalizzazione e i contenuti personalizzati diventassero la principale fonte di informazione per i cittadini, potrebbero sorgere problemi per la nostra democrazia.

Should We Worry About Filter Bubbles?, Journal on Internet regulation, Volume 5 | Issue 1

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